A Bologna ci sono decine di ettari
di spazi pubblici abbandonati.
APRIAMOLI!

Il più delle volte sono nascosti da muri o recinzioni, non li vediamo, ne sappiamo poco o nulla. Sono decine e decine, sparsi in tutta la città. Sono spazi di proprietà pubblica che hanno esaurito la loro funzione originaria, e sono stati abbandonati.
Per quale motivo devono rimanere chiusi e inaccessibili? Perché non possono essere aperti e destinati a nuove funzioni pubbliche e salvaguardati come polmoni verdi?
Il motivo è uno solo: fanno gola ad investitori privati che hanno in mente lucrose speculazioni edilizie. Lo Stato e il Comune, anziché difendere l’interesse pubblico, sono loro alleati.
Di cosa stiamo parlando?
Parliamo, ad esempio, delle quattro grandi aree militari dismesse che si estendono complessivamente su circa 34 ettari: Sani, Mazzoni, Perotti e Stamoto. Su questi spazi esistono progetti a diversi stadi di avanzamento progettuale e urbanistico, e tutti convergono verso lo stesso modello: demolizione del patrimonio architettonico, distruzione di vaste aree verdi, enorme spazio all’edilizia privata destinata alla vendita, costosi studentati privati, con il contorno di parcheggi, centri commerciali e direzionali. Poi una spolverata di Edilizia residenziale sociale (Ers), concetto dai contorni nebulosi, e qualche rarissima funzione pubblica.
A questi si aggiungono altri interventi previsti tra cui vanno ricordati quello presso l’ex scalo ferroviario Ravone (circa 11 ettari), nell’ambito del progetto “Città della conoscenza”.
E ancora, il nuovo distretto dell’innovazione digitale denominato TEK (Technology, Entertainment, Knowledge), che secondo le previsioni dovrebbe “riqualificare” un’area di 210 ettari.
Tutti questi progetti condividono le stesse opacità. Nulla sappiamo degli attori coinvolti, e quindi degli interessi in campo. Nei protocolli stipulati dal Comune con il Ministero della difesa per la “valorizzazione” delle aree militari è prevista una clausola di riservatezza che – violando il principio di trasparenza della pubblica amministrazione – rende impenetrabile il processo che porta ai piani definitivi.
L’opacità riguarda anche il ruolo dei poteri pubblici. In quali stanze vengono adottate le decisioni sulla “rigenerazione”? Da quali soggetti? Che interessi rappresentano?
Gli spazi pubblici devono rimanere di proprietà pubblica, devono essere aperti e destinati prevalentemente a funzioni pubbliche. Ecco cosa vogliamo.
La nostra campagna comincia dall’ex Caserma Sani, che si estende per circa 10 ettari tra la Bolognina e la Fiera, in posizione strategica per le trasformazioni urbanistiche in atto. Negli anni ‘80 il Piano regolatore l’aveva destinata a parco pubblico, ora invece il piano di “rigenerazione” approvato dal Comune prevede l’abbattimento di 391 alberi e la trasformazione dell’area in zona residenziale e commerciale in un quartiere già ad elevata congestione.